Vittoriano: il tempio del nuovo tempo image
Forse avrò ricevuto qualche critica per la mia particolare attenzione a città straniere rispetto a quelle italiane. Personalmente credo che un modello, così come qualsiasi altra opera, si debba realizzare con un senso che non sia indirizzato unicamente al patriottismo o all'assenza di quest'ultimo. Tuttavia, amando l'Italia, di certo non mi è dispiaciuto iniziare questo 2021 con il monumento più patriottico in assoluto. Un tempio (o una macchina da scrivere gigante, come qualche romano ama definirlo) dedicato al re Vittorio Emanuele II. Ma davvero? Direi che di regale qui c'è ben poco, se non il nome della costruzione e l'imponente bronzo equestre che, da vesti di cavallo di Troia, ospitò un bel banchetto per i suoi realizzatori prima dell'inaugurazione. Vittoriano. Come il re. A me piace però vederlo come Nike, la dea Vittoria di quel mondo che ci donò, tra le tante cose, l'altare di Pergamo, e di conseguenza l'ispirazione per il monumento romano. Non starò a raccontare la storia di quest'ultimo, piuttosto racconterò la storia del Mio Vittoriano, nato come tributo all'Italia che riparte e, contestualizzando, rinasce come un fiore. O almeno si spera. Il tempio del nuovo tempo, un altare per il passato,presente e futuro. Ho definito così il progetto nel corso d'opera. E in effetti il tempo che corre indifferente è stato un tormento di questi mesi, dove è nata l'esigenza umana di un nuovo tempo, diverso, ma senza caratteristiche specifiche, migliore e basta. Torna il bianco del freddo gennaio (proprio come l'anno precedente con Saint Paul, anche se della cattedrale qui c'è ben poco, nonostante la parvenza di una dedica a questa, le circostanze hanno naturalmente dettato un risultato ben distante da quello dell'inizio 2020), torna il neoclassico con le sue colonne corinzie scalanate, i fregi scolpiti, e torna anche quella voglia di dare un senso e una dignità a tempi gettati e dispersi nel vento. Il modello sarebbe dovuto finire ad aprile, in segno di rinascita avvenuta ( con la stagione primaverile). Pronostici sbagliati. Totalmente. Il ritmo del cantiere fu completamente diverso da quello che mi ero immaginato. Questo per vari fattori: altri impegni, difficoltà del modello schizzata alle stelle più lontane, stress psicologico ad insaporire il tutto. In effetti le difficoltà fecero sostanzialmente raddoppiare la durata complessiva della costruzione. Alquanto frustrante. Ma forse era un male necessario. Dopotutto, questa volta dovetti farmi un po' pittore, scultore, falegname, ingegnere, e manager di me stesso. Ah dimenticavo, anche modellista. Una vera perla di lavoro per un'artista eclettico, del quale cercai goffamente di rubarmi il titolo. Che ci sia riuscito o meno, non credo spetti a me dirlo. Cercherò di sintetizzare e schematizzare un processo durato quasi 5 mesi, piuttosto articolato.

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